martedì 26 febbraio 2013

heads or tails

"When faced with two choices, simply toss a coin. It works not because it settles the question for you, but because in that brief moment when the coin is in the air, you suddenly know what you are hoping for."
-No Country for Old Men




mercoledì 13 febbraio 2013

Rule#2


Guarda le cose per come sono veramente, non per come vorresti che fossero.



domenica 25 novembre 2012

Think

Non ti preoccupare dei chili in più, preoccupati per i neuroni in meno.






giovedì 6 settembre 2012

Kindred Spirit

Mi hanno chiesto se credo all'anima gemella.
..ci credo?!
Dipende.
Potrebbe benissimo esistere l'uomo perfetto, colui che risponde appieno al mio ideale fisico (e in effetti esiste davvero, si chiama Johnny Depp!). Come credo, d'altra parte, che su sei miliardi di persone, ci sarà un uomo che mi possa completare in certi aspetti caratteriali e allo stesso tempo che sia simile a me nelle cose importanti, in cui è necessario che mi sia affine. Come due pezzi vicini di un puzzle. Ma per quanto è possibile che esista una persona così, potrebbe benissimo essere un cinese che vive a Pechino e che non incontrerò mai!
L'anima gemella è per chi crede nel destino, per chi pensa che tutto ciò che accade, accada necessariamente. Io credo che la nostra vita ce la costruiamo noi, mattone su mattone. Più che una casa, però, le strade che possiamo imboccare le vedo come i rami di un' enorme albero. Una volta fatta una scelta, e imboccato una via precisa (il ramo del suddetto albero immaginario) ci sono soltanto certe specifiche scelte che possiamo decidere di fare o meno. Mi spiego meglio: un sabato sera in cui non avete nulla da fare potete decidere di stare a casa come di uscire da soli, se decidete di uscire potreste incontrare un nuovo amico, o fare una scoperta di qualche genere. Ovviamente è possibile anche di no: l' incontro non avviene perché l'altra persona ha deciso di restare a casa o perché due giorni prima non ha fatto il pieno alla macchina ed è restato a secco a poche centinaia di metri da dove abita. I rami del nostro albero si incrociano inevitabilmente con i rami delle persone che ci circondano. Noi percorriamo la strada che decidiamo di imboccare, così come chiunque altro intorno a noi. Non esiste il destino, ma è il caso la costante della nostra esistenza.
Ecco perché secondo me l'anima gemella non esiste. Nessuna persona con cui siamo "predestinati" a stare, e che inevitabilmente conosceremo. Potremmo anche incontrare il partner perfetto con cui passare la nostra vita a sei anni, spintonarlo giù dall'altalena e non incontrarlo mai più. Oppure, vista la casualità, conoscerlo, innamorarcene e starci assieme, ma magari è l'altro a lasciarci perché in quel particolare momento della sua vita non siamo noi ciò che cerca.
La maggior parte della gente si limita e si accontenta quando decide di vivere il resto della propria vita con un'altra persona. Non dico che sia sbagliato l'intero concetto del matrimonio, anzi, se si ama una persona è naturale pensare a un futuro assieme a lei. Ma il fatto che si ami una persona non vuol dire affatto che sia giusta per noi. Alla fine è per quello che esiste il divorzio, poiché capita di commettere degli errori.
Le persone sbagliano, si accontentano di ciò che trovano. Lo fanno per paura, per solitudine, per scarsa volontà o coraggio, e spartiscono la propria vita con qualcuno che smettono di amare e iniziano semplicemente a sopportare.
Ovviamente c'è una piccola percentuale di persone fortunate a cui "gli ha detto culo" e incontrano la persona giusta con cui stare, l'altra metà della mela, al momento giusto, nel posto giusto, nelle circostanze giuste. Ma sono molte poche. La probabilità è davvero bassa.
Essendo una ragazza adoro sperare che incontrerò la mia perfetta metà nella situazione ideale, quando tutto è propizio affinché io stia con lei, e con cui crescere assieme verso un punto comune. Ma diciamo la verità: a chi non piacerebbe?!




sabato 25 agosto 2012

Quote #1

Ho deciso di postare, di tanto in tanto, una citazione che mi rappresenta.
Ecco la prima.

"Perché il male trionfi è sufficienti che i buoni rinuncino all'azione."
-Attribuita ad Edmund Burke



domenica 12 agosto 2012

TwowT


mercoledì 25 luglio 2012

Paradox


"Cosa succede se una forza inarrestabile incontra un oggetto inamovibile?"

(Paradosso citato in vari film)




sabato 30 giugno 2012

#7


mercoledì 11 gennaio 2012

Dropis: perché ognuno è una goccia, insieme facciamo il mare.


Salve gente!
Un mio amico, Leonardo Maria Milliacca, insieme ad altri due suo colleghi si sta occupando di creare un sistema di credito diverso e -soprattutto- migliore di quello a cui siamo stati abituati fino ad ora.
La moneta che viene scambiata è il talento e le capacità che ognuno di noi possiede. Questa moneta, il dropis, non si può toccare e acquisisce valore dalle capacità e competenze delle persone che sono iscritte a questo sito:
https://docs.google.com/spreadsheet/viewform?formkey=dHAwM0d0eDBXRkkzS01BX1R4ZFhPZnc6MQ
Ora però è solo una pre-iscrizione quella che potrete fare, ma sarete automaticamente immessi nel sistema quando partirà l'iniziativa.
In breve, all'interno di questo sistema ognuno di noi scambia cosa è più bravo a fare con quello di cui ha più bisogno.
Per esempio: io potrei scambiare la mia bravura nel fare dolci (e quindi i dolci stessi) con lezioni di guida, ripetizioni o un barattolo di peperoni sottolio fatto in casa! Chi è bravo nel riparare pc, potrà scambiare questa sua abilità con un litro  di vino "casereccio" o con lezioni di yoga. Chi vuole una nuova acconciatura, potrà tagliarsi i capelli in cambio della riparazione di un vestito (se sapete cucire!).
Perché tutto ciò vi chiederete. Perché ora come ora gli esercenti hanno beni e servizi da vendere, i consumatori vorrebbero usufruirne ma non possono per via del credito mancante o esiguo.
Insomma c'è domanda e c'è offerta, cosa manca? Il mezzo per la transazione, che in questo caso è fornito da una moneta generata dal valore delle persone, contrariamente a quel che accade con l'euro dove il valore dietro agli euro è... il nulla!
E' un metodo che ci darà una vera mano per uscire da questa dittatura delle banche, che ci darà il modo di rivoluzionare come funziona il mondo, e come noi lo vediamo.
Spero che l'iniziativa vi interessi,
un bacio a tutti.
Fulvia.

P.s. Parlatene con chiunque possieda capacità e talenti che vi interessano e di cui volete usufruire, per poterli scambiare con ciò che sapete fare meglio! :)

domenica 8 gennaio 2012

Personality Test!

Girovagando su internet mi sono imbattuta in un test per immagini sulla personalità. Una serie di domande a cui si risponde cliccando su un'immagine fra quelle date (in media variano da 10 a 15). Se avete cinque minuti da perdere vi consiglio vivamente di farlo, perché "ci prende" sul serio! L'ho fatto fare anche ad altre persone, ed esce fuori -a grandi linee, ovviamente- la vera personalità di chi fa il test.
Il sito è:  http://personality.visualdna.com/1/index.php
Da questa pagina potrete subito iniziare a rispondere alle domande.
Facendo il test, è risultato che io sono una "Energizer".


Spirit:
You're an Energizer. You're friendly and talkative and love connecting with people. Your warm energy can be contagious so your friends would probably agree that you're lots of fun to be around. Things might be feeling a bit monotonous at the moment. You could probably do with shaking things up and having a break from your usual routine. When it comes to bringing positive change to your life, sometimes the smallest things can make the biggest difference. Giving your wardrobe a shake-up by treating yourself to a couple of nice new items can work wonders. Why not go shopping with a good friend who can give a second opinion on what flatters you and makes you look your best? You are bright and clever with a real passion for knowledge. You really appreciate the opportunities that life presents for growth and development. Stretch yourself to reach new levels of self-awareness and the rewards will be considerable.

Relationship:
You would like to be able to share your spiritual side with your new partner. Feeling at peace with the world comes naturally when you're travelling life's path with your soulmate. You're a deeply passionate person and will go to extreme lengths for love. You're naturally open and find it easy to make connections. It's all about intuition and chemistry and being swept off your feet. Love means opening yourself up to intense experiences that you'll remember for the rest of your life. You are expressive and sensual and, so making a strong physical connection is important to you. It feels really good to lose yourself in the moment. There's nothing like being in love to put a smile on your face, butterflies in your stomach and a spring in your step.
Relationship tips:
So you're Passionate but what tips can we give for when you're looking for love?
Take it easy. Allowing your new relationship to develop gradually would be a really healthy approach for you. Slow and steady wins the race in this case.
Make friends. Connecting on a physical level is really important to you. But set strong foundations by getting to know each other first.
Slow and steady wins the race. Take things at a sensible pace so you'll keep your feet on the ground and stay realistic about what will work in your everyday life.
You are naturally warm and trusting. Just make sure to follow your instincts and listen to your head as well as your heart before diving in too deep.


Money:
You're a techie, and you love to have the best new gadgets. You like your technology sleek and fast, so would love to be able to upgrade to the newest models whenever possible. You have a very healthy approach to life. You know that true happiness doesn't come from material things or possessions. It goes much deeper than that and is all about valuing those things you can't put a price on. You like to care for those around you, and if they're happy, you're happy. You appreciate that both highs and lows make up the balance of life and you always try and stay spiritually strong and focused.

Health:
Mornings aren't your favorite time of day. They can be very hectic, and it probably feels like you're always running late. Overall, however, there's no question that you're on the right track with your health. You believe in a balanced approach to living a healthy lifestyle. It's all about moderation. You enjoy exercise and eating healthily, but you're not going to let it take over and run your life. You manage to fit physical activity around your everyday activities, and your happy-go-lucky attitude means you won't stress about it too much. You know that a couple of missed gym sessions won't make a huge difference to how you feel overall. It's definitely not worth worrying about, that's for sure.

Home:
You're upbeat and dynamic and thrive on the buzz of everyday life. Your dream would be to live in the heart of the city, where there's always plenty to see and do. You hate to feel out of the action, after all. The sense of adventure you get from stepping out the door and not knowing where the day will take you is the best rush you can get.

Entertainment:
You love music. Your life is definitely set to a soundtrack. The atmosphere and energy of a live gig makes you tick. There's just something amazing and uplifting about seeing a great musician play that you can't get through a pair of speakers. You get a buzz from being as close to the action as you can.

Style:
You like to take things easy. Life's busy enough without having to worry about getting dressed up every day. It's about maximum comfort with a splash of style, so it's hard to beat your favorite pair of jeans. But don't forget how good it can feel to give yourself a makeover every now and then. It can work wonders for your self-esteem to refresh your wardrobe, spruce up your hair and put on a great dress. So make sure you schedule a shopping trip and pampering session every few months. You deserve it!

Travel:
No work for a week? Then you'll probably be making the most of those late nights and lazy days on vacation. You love music, so the opportunity to let your hair down and dance the night away is too good to pass up. Letting go and having some fun on vacation suits your bright, extrovert nature. Let's face it: You always have the best photos and stories to share when you get back!


venerdì 6 gennaio 2012

Pendulum (not the band!)



venerdì 30 dicembre 2011

Riddle

Io non vedo problemi. Solo soluzioni.




Rule

Io non mi lascio comandare. E pareggio sempre i conti.



mercoledì 14 dicembre 2011

"L'ultima domanda" di Isaac Asimov


Ho trascritto questo racconto di Isaac Asimov da un libro che ho a casa (quindi perdonate se ci sono refusi). 
Una cosa che abbiamo in comune io e questo geniale scrittore? Questo è il nostro racconto preferito.


L'ultima domanda venne posta per la prima volta, quasi per scherzo, il 21 maggio 2061, in un momento in cui l'umanità cominciava a intravedere finalmente un po' di luce. La domanda era il risultato di una scommessa di cinque dollari, nata durante una bevuta, ed ecco come andò la cosa.

Alexander Adell e Bertram Lupov erano due dei fedeli assistenti addetti a Multivac. Sapevano - così com’era dato saperlo a due esseri umani - che cosa c'era dietro la fredda, lampeggiante, ticchettante faccia - chilometri e chilometri di faccia - del gigantesco calcolatore. Avevano se non altro una nozione vaga del piano generale di relais e di circuiti che da tempo aveva superato il limite oltre il quale una singola mente umana non poteva assolutamente conservare una chiara visione d'insieme. Multivac si auto-regolava e si auto-correggeva. Doveva essere così, perché nessun essere umano poteva regolarlo o correggerlo con sufficiente rapidità o in modo adeguato.
Così, Adell e Lupov badavano al mostruoso gigante solo in modo leggero e superficiale, e al tempo stesso come meglio non era possibile, trattandosi di uomini. Vi inserivano dati, adattavano le domande alle necessità del calcolatore e traducevano le risposte che questo forniva. Senza dubbio, tanto loro due che gli altri loro colleghi, avevano pieno diritto di bearsi della gloria che spettava a Multivac.
Per decenni Multivac aveva dato una mano, per così dire, a progettare le navi e a calcolare le traiettorie che mettevano in grado gli uomini di arrivare sulla Luna, su Marte e su Venere ma, al di là di quelli, le scarse risorse della Terra non consentivano alle navi di affrontare il viaggio. Troppa energia era richiesta per i lunghi percorsi. La Terra sfruttava le sue riserve di carbone e di uranio con efficienza crescente, ma in sé quelle riserve erano limitate.
Lentamente, tuttavia, Multivac aveva imparato quanto bastava per rispondere in modo più fondamentale a domande più profonde, e il 14 maggio 2061, quella che era stata una teoria, era diventata un fatto concreto.
L'energia del sole veniva ora immagazzinata, trasformata e utilizzata direttamente, su scala planetaria. La Terra intera poteva spegnere i suoi fuochi alimentati a carbone e le sue centrali nucleari per far scattare l'interruttore che connetteva il tutto a una piccola stazione, di un chilometro e mezzo di diametro, in orbita attorno alla Terra a una distanza che era la metà di quella della Luna. Tutto sulla Terra funzionava ora grazie agli invisibili raggi dell'energia solare. Sette giorni non erano bastati a offuscare la gloria di quell'avvenimento ma Adell e Lupov riuscirono finalmente a sottrarsi alle celebrazioni pubbliche per rifugiarsi in santa pace dove nessuno avrebbe pensato di cercarli, ossia nelle deserte sale sotterranee dove s'intravedevano alcune parti del possente corpo sepolto di Multivac.
Si erano portati una bottiglia, e la loro unica preoccupazione, al momento, era di rilassarsi l'uno in compagnia dell'altro, con l'aiuto di un abbondante beveraggio.
"È incredibile, se ci pensi bene" disse Adell. La larga faccia era segnata dalla stanchezza, ed egli agitava lentamente la bibita con una cannuccia di vetro, osservando i cubetti di ghiaccio nei loro stentati spostamenti. “Tutta l'energia che potremmo mai desiderare di usare, completamente gratuita. Energia a sufficienza, qualora decidessimo di farne spreco, per fondere tutta la Terra in un unico gocciolone di ferro liquido e impuro, senza minimamente dar fondo per questo, alla riserva totale. Tutta l'energia che potremo mai usare, insomma, per sempre, per sempre e ancora per sempre."
Lupov piegò la testa da un lato. Era un vezzo, che aveva, quando si metteva in mente di fare il bastian contrario; e ne aveva una gran voglia, in quel momento, forse perché era toccato a lui procurare ghiaccio e i bicchieri.
"Per sempre poi no" disse.
"Andiamo, Bert, praticamente per sempre, sì. Fino a che il sole non sarà scarico, per lo meno."
"Be', non per sempre, allora."
"Ma sì, come vuoi tu. Per miliardi e miliardi di anni. Venti miliardi, facciamo. Soddisfatto, sì?"
Lupov si passò le dita tra i capelli sempre più radi, come per assicurarsi che gliene rimanesse ancora qualcuno, e sorseggiò pian pianino la sua bibita. "Venti miliardi di anni non è per sempre."
"Be', durerà almeno finché ci siamo noi, no?"
"Se è per questo, sarebbero durati anche il carbone e l'uranio."
"D'accordo, ma ora possiamo allacciare ogni singola nave alla Stazione Solare, e farla andare e tornare da Plutone un milione di volte senza doverci più preoccupare del combustibile. Prova a farlo con il carbone e l'uranio, se sei capace! Del resto, se non mi credi, domandalo a Multivac."
"Non ho bisogno di domandarlo a Multivac. Lo so."
"Allora piantala di minimizzare quello che Multivac ha fatto per noi" disse Adell, accalorandosi "è stato bravissimo!"
"Chi dice di no? Io dico solo che un sole non dura in eterno. Basta, non ho detto altro! Per venti miliardi di anni siamo tranquilli, e poi?" Lupov puntò contro l'altro l'indice che tremava leggermente. "E non venire a dirmi che potremo attaccarci a un altro sole." 
Per un po', rimasero in silenzio. Solo di tanto in tanto Adell si portava il bicchiere alle labbra, e Lupov un po' alla volta aveva chiuso gli occhi. Riposavano, tutti e due. Poi, Lupov riaprì gli occhi di scatto.
"Stai pensando che, quando il nostro sarà esaurito, ci attaccheremo a un altro sole, vero?"
"Non sto pensando affatto."
"Sì, invece. Tu manchi di senso logico, ecco qual è il tuo difetto. Sei come quel tale della storiella, che essendo stato sorpreso da un acquazzone era corso fino a un boschetto e si era rifugiato sotto un albero. Era tranquillo, lui, perché pensava che, una volta che si fosse bagnato ben bene quell'albero lì, non doveva fare altro che spostarsi sotto un altro."
"Ho capito, sì" disse Adell. "È inutile che gridi. Una volta spento il nostro sole, anche le altre stelle si saranno esaurite, nel frattempo."
"Puoi star sicuro che si saranno esaurite." borbottò Lupov. "Tutto ha avuto origine in una prima esplosione cosmica, qualsiasi cosa fosse, e tutto avrà una fine quando le stelle si saranno scaricate ben bene. Alcune si spegneranno più in fretta di altre. Le stelle giganti dureranno al massimo cento milioni di anni. Il sole durerà venti miliardi di anni, mettiamo, e le nane potranno durare cento miliardi di anni, per quel che servono. Ma lascia che passi un trilione d'anni, tutto sarà sprofondato nel buio. L'entropia deve per forza raggiungere un massimo, tutto qui."
"So tutto dell'entropia." disse Adell, con un tono di dignità offesa.
"Davvero? Non si direbbe."
"Ne so tanto quanto te."
"Allora sai anche che tutto finirà per decadere, prima o poi." 
"D'accordo. Chi ha detto il contrario?"
"Tu l'hai detto, povero mammalucco. Hai detto che avevamo tutta l'energia di cui abbiamo bisogno, per sempre. Hai detto proprio 'per sempre'".
Era Adell, ora, in vena di contraddire. "Può anche darsi che, un giorno o l'altro, si riesca a ricostituire tutto."
"Mai!"
"Perché no? Un giorno, non so quando."
"Domandalo a Multivac."
"Questo poi no."
"Domandalo a Multivac, ti dico! Facciamo una scommessa: mi gioco cinque dollari che ti dirà di no anche lui."
Adell era abbastanza brillo per provare, abbastanza in sé per poter comporre i simboli e le operazioni necessarie per una domanda che, in parole, sarebbe suonata press'a poco cosi: "Potrà un giorno il genere umano, senza dispendio di energie, essere in grado di riportare il sole alla sua piena giovinezza perfino dopo che sarà morto di vecchiaia?".o magari, in maniera più semplice, si sarebbe potuta formula così: "Com'è possibile diminuire in modo massiccio il quantitativo di entropia dell'universo?"  Multivac si fece immobile e muto. I lenti lampi di luce cessarono, i lontani rumori del ticchettio dei relais si fermarono. Poi, proprio quando i due tecnici terrorizzati sentivano di non farcela più a trattenere il respiro, vi fu un improvviso ritorno alla vita della telescrivente collegata con quella parte di Multivac. Le parole erano cinque in tutto: DATI INSUFFICIENTI PER RISPOSTA SIGNIFICATIVA.
"Niente scommessa" bisbigliò Lupov. E insieme si allontanarono in fretta dal sotterraneo. Il mattino dopo i due amici, afflitti dal mal di testa e dalla bocca impastata, avevano già dimenticato l'incidente.

Jerrodd, Jerrodine e Jerrodette I e II osservavano sul quadro visivo i cambiamenti dello stellato, mentre il passaggio attraverso l'iperspazio veniva completato in un lasso di nontempo. Tutto a un tratto, il pulviscolo di stelle cedette il posto alla predominanza di una singola e vivida biglia, proprio al centro del quadro. -- "Quello è X-23" disse Jerrodd, senza un attimo di esitazione. Intrecciò con forza le mani scarne dietro di sé, tanto che le nocche gli si sbiancarono. Le piccole Jerrodette, due sorelline, avevano fatto per la prima volta in vita loro l'esperienza del passaggio nell'iperspazio ed erano un po' imbarazzate a causa della momentanea sensazione di uscire da se stesse. Soffocavano le risate dietro le manine e si rincorrevano a vicenda attorno alla mamma, facendo un baccano indiavolato. 
"Siamo arrivati su X-23" gridavano" siamo arrivati su X-23... siamo..."
"Buone, bambine" le zittì Jerrodine, in tono severo. "Sei sicuro, Jerrodd?"
"Come si fa a non esserne sicuri?" ribatté Jerrodd, levando lo sguardo all'uniforme sporgenza metallica proprio al di sotto del soffitto. La sporgenza correva lungo tutta la cabina scomparendo poi attraverso le paratie alle due estremità. Era lunga come l'intera astronave. Jerrodd non sapeva quasi niente a proposito di quel grosso tubo metallico, salvo che veniva chiamato Microvac; che, volendo, era possibile rivolgergli delle domande; che, oltre a rispondere a eventuali domande, aveva il compito di guidare la nave fino a preordinata destinazione. Inoltre, Microvac provvedeva a rifornirsi di energia dalle varie Stazioni Erogatrici Sub-Galattiche e, infine, risolveva equazioni per i balzi iperspaziali. Jerrodd e la sua famiglia non dovevano fare altro che aspettare comodamente alloggiati nelle cabine dell'astronave. Qualcuno, una volta, aveva detto a Jerrodd che "AC", alla fine, Microvac, in inglese antico stava per "calcolatore analogico", ma era ormai in procinto di dimenticare perfino questo. Jerrodine aveva gli occhi lucidi, nel fissare il quadro visivo.
"Non so cosa farci. Mi sento molto scossa al pensiero d'avere lasciato la Terra."
"Ma perché, benedetta donna?" si meravigliò Jerrodd. "Non avevamo niente, laggiù, mentre su X-23 avremo praticamente tutto. Non ti sentirai sola, perché non sarai una pioniera: sul pianeta c'è già un milione e più di persone. Santo cielo, se pensi che i nostri pronipoti dovranno cercarsi nuovi mondi, perché X-23 sarà già sovraffollato!" Poi, dopo una pausa di riflessione: "Credi a me, è una vera fortuna che i calcolatori abbiano risolto il problema dei viaggi interstellari, considerato il modo in cui si moltiplica la razza."
"Lo so, lo so." convenne Jerrodine, avvilita.
"Il nostro Microvac" saltò su Jerrodette I "è il Microvac migliore del mondo."
"Certo, lo penso anch'io" disse Jerrodd, arruffandole i riccioli.
In effetti, era bello poter avere un Microvac tutto per sé, e Jerrodd era contento di appartenere alla sua generazione. Al tempo in cui era giovane suo padre, gli unici calcolatori esistenti erano dei tremendi macchinoni che occupavano centinaia di chilometri quadri di terra. Ce n'era non più di uno per pianeta. AC Planetari, si chiamavano.
Per migliaia d'anni, non avevano fatto che aumentare di dimensioni finché, tutt'a un tratto, era subentrato il raffinamento tecnico. Al posto dei transistori, erano venute le valvole molecolari, per cui perfino il più grande degli AC Planetari poteva trovar posto in uno spazio pari alla metà del volume di un’astronave. Jerrodd provava un senso di esaltazione, cosa che sempre gli accadeva quando si ricordava che il suo Microvac personale era di gran lunga più complicato dell'antico e primitivo Multivac che per primo aveva domato il Sole, nonché quasi altrettanto complesso dell'AC Planetario Terrestre (il più grande di tutti) che per primo aveva risolto il problema del viaggio interstellare e reso possibile spostarsi da una stella all'altra. 
"Tante stelle, altrettanti pianeti" sospirò Jerrodine, immersa nelle proprie meditazioni. "Le famiglie non faranno che trasferirsi su nuovi pianeti, per sempre, proprio come stiamo per fare noi ora."
"Per sempre no" corresse Jerrodd, con un sorriso. "Un giorno o l'altro, tutto si fermerà, ma prima che accada dovranno passare miliardi di anni. Molti miliardi. Perfino le stelle si esauriscono, come ben sai. L'entropia deve per forza aumentare."
"Che cos'è l'entropia, papà?" strillò Jerrodette II.
"L'entropia, cara, è una.. un termine, ecco. Significa il quantitativo di decadimento dell'universo. Tutto si... si scarica, diciamo così. Come il tuo piccolo robot walkie-talkie, ricordi?"
"E non si può inserire una nuova unità-di-energia, come facevamo per il mio robot?"
"Le stelle sono le unità di energia, mia cara. una volta esaurite quelle, non ne rimangono più."
All'istante, Jerrodette I scoppiò in un pianto disperato. "No, no, papà, non voglio! Non lasciare che le stelle si scarichino, papà!"
"Hai visto cos'hai fatto, ora?" bisbigliò Jerrodine, esasperata.
"Come potevo immaginare che si sarebbero spaventate?" bisbigliò Jerrodd di rimando. 
"Domandalo al Microvac" singhiozzò Jerrodette I. "Domandagli come si fa per riaccendere le stelle."
"Coraggio, domandaglielo" disse Jerrodine. "Chissà che non serva a calmarle" anche Jerrodette li aveva cominciato a piagnucolare . Jerrodd si rassegnò. "Buone, su, bambine. Ora sentiamo da Microvac, eh? Vedrete che ce lo dirà, state tranquille." 
Rivolse la domanda al Microvac, affrettandosi ad aggiungere: "Rispondi per iscritto." 
Qualche istante dopo, faceva sparire nel palmo la sottile striscia cellufilm e diceva allegramente: "Ecco qua, Microvac dice di non preoccuparsi, che quando verrà il momento penserà lui a tutto."
"E adesso a letto, bambine" intervenne Jerrodine. "Tra poco saremo nella nostra nuova casa." 
Prima di distruggere la strisciolina di cellufilm, Jerrodd lesse ancora una volta le parole: DATI INSUFFICIENTI PER RISPOSTA SIGNIFICATIVA. Con un'alzata di spalle, riportò l'attenzione sul quadro visivo. X-23 era vicinissimo, ormai.

VJ-23X di Lameth fissò le nere profondità della mappa tridimensionale su scala ridotta della Galassia e domandò: "Che dici, siamo ridicoli a preoccuparci tanto della questione?"
MQ-17J di Nicron scosse la testa, "Non direi. Si sa che, al presente tasso di espansione, nel giro di cinque anni la Galassia si popolerà completamente." Sembravano entrambi sul principio della ventina, erano tutt'e due alti e perfettamente formati.
"D'altra parte" osservò VJ-23X "non so se sia il caso di presentare un rapporto pessimistico al Consiglio Galattico."
"Io non esiterei, invece. E' il solo rapporto possibile, secondo me. Li scuoterà un po', si spera. Bisogna scuoterli, caro mio."  
VJ-23X sospirò. "Lo spazio è infinito. Cento miliardi di Galassie sono là che aspettano d'essere popolate. Ma che dico, di più!"
"Cento miliardi non sono affatto l'infinito, e per di più lo sono sempre di meno, a mano a mano che il tempo passa. Ma rifletti! Ventimila anni fa, l'umanità risolse il problema di come utilizzare l'energia stellare e, pochi secoli più tardi, il viaggio interstellare divenne una cosa possibile. Ebbene, l'umanità che aveva impiegato un milione di anni a saturare un unico, piccolo mondo, da quel momento ne ha impiegati soltanto quindicimila per riempire il resto del Galassia. Ora, ogni dieci anni la popolazione raddoppia... Possiamo ringraziare l'immortalità per questo."
Lo interruppe VJ-23X.  "Siamo d'accordo. Ma l'immortalità esiste, e non ci resta che tenerne conto. Intendiamoci, il suo lato negativo ce l'ha, non lo metto in dubbio. L'AC Galattico avrà risolto molti problemi, non discuto, ma nel risolvere quello per prevenire la vecchiaia e la morte, mandandoo a Patrasso tutte le altre sue soluzioni. E d'altra parte, sii sincero: saresti disposto ad abbandonare la vita?"
"Neanche per idea" scattò MQ-17J, subito moderandosi e aggiungendo: "Non ancora. Sono ancora giovane, alla fin fine. Tu quanti anni hai?"
"Duecentoventitré. E tu?"
"Sono ancora sotto i duecento, io... Ma, per tornare al discorso di prima, la popolazione, dicevo, raddoppia ogni dieci anni. Una volta saturata questa Galassia, nel giro di dieci anni ne avremo popolata un'altra. Altri dieci anni, e ne avremo riempite altre due. Altro decennio, e ne avremo saturate altre quattro. Tempo un centinaio d'anni, e di Galassie ne avremo riempite un migliaio. In mille anni, un milione di Galassie. In diecimila anni, l'Intero Universo conosciuto. E poi?"
"Senza contare" osservò VJ-23X "che esiste un problema tutt'altro che secondario, ossia quello del trasporto. Mi domando quante unità di energia solare ci vorranno per trasferire Galassie di individui da una Galassia all'altra."
"Osservazione quanto mai pertinente! Già oggi, l'umanità consuma qualcosa come due unità di energia solare all'anno."
"Di cui la maggior parte va sprecata, in fin dei conti, la nostra Galassia da sola riversa un migliaio di unità d'energia solare all'anno, di cui noi ne usiamo soltanto due."
"D'accordo, ma anche con un'efficienza del cento per cento non faremmo che rinviare la fine. Le nostre richieste di energia aumentano, in proporzione geometrica, anche più rapidamente della nostra popolazione. Esauriremo l'energia solare prima ancora d'avere esaurito le Galassie. Hai fatto un'osservazione giusta. Si, giustissima."
"Ci toccherà costruire nuove stelle, ricavandole dal gas interstellare."
"O dal calore dissipato?" domandò con sarcasmo MQ-17J. 
"Chissà che non esista un modo di invertire l'entropia? Dovremmo proprio domandarlo all'AC Galattico."
VJ-23X non diceva sul serio, ma MQ-17J estrasse di tasca il su Contatto-AC e lo posò sul tavolo, davanti a sé.
"Ho una mezza voglia di farlo" disse. "È' un argomento che la razza umana dovrà pure affrontare, un giorno o l'altro." 
Fissava cupamente il suo piccolo Contatto-AC. In sé, l'apparecchio era un piccolo cubo insignificante, ma era collegato, attraverso l'iperspazio, con il grande AC Galattico che serviva tutto il genere umano. Tenuto conto dell'iperspazio, l'apparecchietto era parte integrale dell'AC Galattico.
MQ-17J Si soffermò a domandarsi se, nel corso della sua vita immortale, sarebbe riuscito a vedere da vicino l'AC Galattico. L'AC stava su un piccolo pianeta tutto suo, ragnatela di linee di forza che abbracciavano la materia entro la quale ondate di sub-mesoni prendevano il posto delle rozze valvole molecolari di un tempo. Tuttavia, nonostante i suoi dispositivi sub-eterici, era risaputo che l'AC Galattico si estendeva per solo trecento metri.
"Sarà mai possibile invertire l'entropia?" domandò inaspettatamente MQ-17J al suo Contatto-AC.
VJ-23X trasalì e si affrettò a precisare: "Ma, dì un po', non pensavo certo che glielo domandassi davvero, sai?"
"Perché no?"
"Perché sappiamo benissimo che non è possibile invertire l'entropia. Non si può ritrasformare fumo e cenere in un albero."
"Avete alberi sul vostro pianeta?" domandò MQ-I7J.
Il suono dell'AC Galattico li zittì all'improvviso, facendoli trasalire. La voce del possente calcolatore usciva bella e un po' fievole dal piccolo Contatto-AC posato sulla scrivania. DATI INSUFFICIENTI PER RISPOSTA SIGNIFICATIVA, disse.
"Hai sentito?" mormorò VJ-23X.
Dopo di che, i due uomini ritornarono alla questione del rapporto da presentare al Consiglio Galattico.

La mente di Zee Prime misurò a spanne la nuova Galassia, mostrando soltanto un vago interesse per le innumerevoli stelle che la incipriavano. Sicuramente non l'aveva mai vista, quella. Sarebbe mai riuscito a vederle tutte? Numerose com'erano, ciascuna con suo carico di umanità... Ma un carico che era più che altro un peso morto.
Sempre di più, la vera essenza dell'uomo andava ricercata fuori, nello spazio. Menti, non corpi! I corpi immortali rimanevano laggiù sui pianeti come sospesi al di sopra del tempo. Talvolta si ridestavano a un'attività di vita materiale, ma il fenomeno si faceva sempre più raro. Pochi individui nuovi vedevano la luce e andavano ad aumentare le imponenti masse di moltitudini, ma che importanza aveva? Non c'era più spazio nell'Universo, ormai, per nuovi individui.
Zee Prime si scosse dalle sue meditazioni nell'imbattersi nelle volute lievi di un'altra mente.
"Sono Zee Prime" disse Zee Prime. “E tu?"
"Mi chiamo Dee Sub Wun. La tua Galassia?"
"La chiamiamo soltanto Galassia. E tu?"
"Anche noi la chiamiamo soltanto così. Tutti chiamano così la loro Galassia. Che male c'è?"
"Ah, figurati! Tra l'altro, sono tutte uguali."
"Proprio tutte, no. Su una particolare Galassia, la razza umana, deve avere avuto origine, e questo la rende diversa."
"Su quale?" domandò Zee Prime.
"Non saprei. Ma l'AC Universale dovrebbe saperlo."
"Vogliamo domandarglielo? Ora m'hai messo curiosità."
Le percezioni di Zee Prime si dilatarono fino a che le Galassie stesse si rimpicciolirono e divennero uno spolverio diverso e più diffuso sopra uno sfondo assai più vasto. A centinaia di miliardi ve n'erano, tutte con i loro esseri immortali, tutte recanti il loro carico di intelligenze, con menti che fluttuavano liberamente nello spazio. Eppure, una di esse era unica tra tutte, in quanto era la Galassia originale. Una di esse, nel suo vago e distante passato, aveva un periodo in cui era stata l'unica Galassia popolata dall'uomo.
Zee Prime ardeva dalla curiosità di vedere quella Galassia e chiamò: "AC Universale! Su quale Galassia ha avuto origine il genere umano?"
L'AC Universale udì, poiché su ogni mondo e attraverso tutto lo spazio aveva pronti i suoi ricettori, e ogni ricettore, attraverso l’iperspazio, conduceva a qualche punto ignoto dove l'AC Universale si teneva in disparte.
Zee Prime sapeva di un solo uomo i cui pensieri erano penetrati entro una distanza dalla quale era ancora possibile captare l'AC Universale, e costui aveva riferito d'avere intravisto a fatica un globo luminoso, del diametro di mezzo metro.
"Ma è mai possibile che l'AC Universale sia tutto lì?" aveva domandato Zee Prime.
"La maggior parte di esso." era stata la risposta "è nell'iperspazio. Sotto quale forma, proprio non saprei immaginare."
Né alcuno lo poteva, perché ne era passato di tempo, Zee Prime lo sapeva, dal giorno in cui un uomo aveva avuto una parte sia pure secondaria nella creazione di un AC Universale. Ciascun AC Universale progettava e costruiva il suo successore. Ciascun AC, durante la sua esistenza di un milione di anni e pia, accumulava i dati necessari a costruire un successore migliore, più complesso ed efficiente, in cui il suo stesso bagaglio di dati e di individualità sarebbe rimasto sommerso.
L'AC Universale interruppe i pensieri divaganti di Zee Prime, non con parole ma con una sorta di influsso direttivo. Zee Prima venne guidato entro il confuso mare delle Galassie fino a che una in particolare si ingrandì, mostrandosi in tutte le sue stelle. Un pensiero, infinitamente lontano ma infinitamente chiaro, arrivò a Zee Prime: QUESTA E' LA GALASSIA ORIGINALE DELL'UOMO.
Ma era identica a tutte le altre, alla fin fine, e Zee Prime soffocò il suo disappunto. Dee Sub Wun, la cui mente aveva accompagnato l'altra, domandò all'improvviso: "E una di queste è la stella originale dell'Uomo?"
LA STELLA ORIGINALE DELL'UOMO E' DIVENTATA UNA NOVA, rispose l'AC Universale. È UNA NANA BIANCA. 
"E gli uomini che ci vivevano sono morti?" domandò Zee Prime, senza riflettere.
COME SEMPRE IN QUESTI CASI, disse l'AC Universale, PER I LORO CORPI E' STATO COSTRUITO IN TEMPO UN MONDO NUOVO.
"Eh, già, è vero." disse Zee Prime, ma ugualmente si sentiva sopraffatto da un senso di vuoto.
La sua mente allentò la presa sulla Galassia originale dell'Uomo, lasciò che questa si ritraesse bruscamente fino a perdersi tra l'ammasso confuso di punti luminosi. Si augurava di non rivederla più.
"Che c'è?" domandò Dee Sub Wun. "Qualcosa che non va?"
"Le stelle stanno morendo. La stella originale è morta."
"Che c'è di strano? Tutte devono morire."
"Ma quando tutta l'energia si sarà esaurita, moriranno anche nostri corpi, e tu ed io con loro."
"Ci vorranno miliardi di anni."
"Ma io non voglio che accada, nemmeno tra miliardi di anni. AC Universale! Come si può impedire che le stelle muoiano?"
Divertito, Dee Sub Wen osservò: "Stai domandandogli come si potrebbe invertire l'andamento dell'entropia."
PER ORA MANCANO DATI SUFFICIENTI, rispose l'AC Universale, PER UNA RISPOSTA SIGNIFICATIVA.
Zee Prime lasciò che i suoi pensieri riaffluissero verso la sua vera Galassia. Non si curò più di Dee Sub Wun, il cui corpo poteva essere in attesa su una Galassia distante un trilione di anni luce, così come sulla stella accanto a quella di Zee Prime.
Non aveva importanza.
Desolato, Zee Prime cominciò a raccogliere idrogeno interstellare con il quale costruirsi una stellina tutta per sé. Se anche le stelle dovevano morire tutte, prima o poi, per ora era ancora possibile costruirne qualcuna.

L'Uomo rifletteva tra sé e sé perché, in un certo senso, mentalmente, l'Uomo era unico. Era formato da trilioni, trilioni e trilioni di corpi senza età, ciascuno al suo posto, ciascuno immobile e incorruttibile, ciascuno accudito da automi perfetti e altrettanto incorruttibili, mentre le menti di tutti quei corpi si fondevano liberamente l'una nell'altra, indistinguibili.
"L'Universo sta morendo. "disse l'Uomo.
Guardò, intorno a sé, le Galassie sempre più fioche.
Le stelle giganti, così spendaccione, si erano spente da un pezzo. Laggiù, nel buio del più oscuro passato remoto, quasi tutte le stelle erano nane bianche sul punto di spegnersi. Nuove stelle erano state costruite con la polvere interstellare, alcune per un processo naturale, altre dall'Uomo stesso, e anche quelle stavano per decadere. Era ancora possibile far cozzare tra loro delle nane bianche e, dalle possenti forze così sprigionate, far scaturire nuove stelle; ma una soltanto ogni mille nane bianche distrutte, e anche quelle poche, presto o tardi, avrebbero finito per decadere. "Amministrata con estrema oculatezza, secondo i dettagli dell'AC Cosmico" disse l'Uomo "l'energia che ancora rimane nell'Universo durerà miliardi di anni." "Ciò nonostante" obiettò l'Uomo  "prima o poi tutto avrà una fine. Per quanto oculatamente amministrata, per quanto sfruttata al massimo, l'energia, una volta spesa, è perduta per sempre, nessuno può sostituirla. L'entropia non può che aumentare, fino raggiungere un massimo".
"E possibile invertire l'entropia?" domandò infine l'Uomo. "Sentiamo che cosa ne dice l'AC Cosmico."
L'AC Cosmico li circondava, ma non nello spazio. Neppure un frammento di AC Cosmico si trovava nello spazio.
Era nell'iperspazio, ed era fatto di qualcosa che non era né materia né energia. Il problema delle sue dimensioni e della sua natura non era più traducibile in termini che l'Uomo potesse comprendere.
"AC Cosmico" invocò l'Uomo "è possibile invertire l'entropia?"
FINORA, rispose l'AC Cosmico, NON ABBIAMO DATI SUFFICIENTI PER UNA RISPOSTA SIGNIFICATIVA.
"Raccogline altri" ordinò l'Uomo.
LO FARO', disse l'AC Cosmico. LO STO FACENDO DA CENTO MILIARDI DI ANNI. I MIEI PREDECESSORI E IO Cl SIAMO SENTITI FARE QUESTA DOMANDA MOLTE VOLTE. TUTTI I DATI CHE HO RIMANGONO INSUFFICIENTI.
"Verrà un tempo" domandò l'Uomo "in cui i dati saranno sufficienti, o questo problema è insolubile in tutte le circostanze possibili e immaginabili?"
NESSUN PROBLEMA E' INSOLUBILE IN TUTTE LE CIRCOSTANZE POSSIBILI E IMMAGINABILI, rispose l'AC Cosmico.
"Quando avrai i dati sufficienti per rispondere alla domanda?" volle sapere l'Uomo.
FINORA I DATI SONO INSUFFICIENTI PER UNA RISPOSTA SIGNIFICATIVA, rispose l'AC Cosmico.
"Continuerai a occupartene?" domandò l'Uomo.
LO FARO', promise l'AC Cosmico.
"Aspetteremo" disse l'Uomo.

Le stelle e le Galassie morirono e si spensero, e lo spazio, dopo dieci trilioni d'anni di decadimento, divenne nero.
Un individuo alla volta, l'Uomo si fuse con AC, e ciascun corpo fisico perdeva la sua identità mentale in un modo che, a conti fatti non si traduceva in una perdita ma in un guadagno.
L'ultima mente dell'Uomo esitò prima della fusione, contemplando uno spazio che comprendeva soltanto i fondi di un'ultima stella quasi spenta e nient'altro che materia incredibilmente rarefatta, agitata a casaccio da rimasugli finali di calore che calava, asintoticamente, verso lo zero assoluto.
"È questa la fine, AC?" domandò l'Uomo. "Non è possibile ritrasformare ancora una volta questo caos nell'Universo? Non può invertire il processo?"
MANCANO ANCORA I DATI SUFFICIENTI PER UNA RISPOSTA SIGNIFICATIVA, disse AC.

L'ultima mente dell'Uomo si fuse e soltanto AC esisteva, ormai nell'iperspazio.
Materia ed energia erano terminate e, con esse, lo spazio e il tempo.
Perfino AC esisteva unicamente in nome di quell'ultima domanda alla quale non c'era mai stata risposta dal tempo in cui un assistente semi-ubriaco, dieci trilioni d'anni prima, l'aveva rivolta a un calcolatore che stava ad AC assai meno di quanto l'uomo stesse all'Uomo.
Tutte le altre domande avevano avuto risposta e, finché quell'ultima non fosse stata anch'essa soddisfatta, AC non si sarebbe forse liberato della consapevolezza di sé. Tutti i dati raccolti erano arrivati alla fine, ormai. Da raccogliere non rimaneva più niente. Ma i dati raccolti dovevano ancora essere correlati e accostati secondo tutte le relazioni possibili. Un intervallo senza tempo venne speso a far questo. E accadde, così, che AC scoprisse come si poteva invertire l'andamento dell'entropia. Ma ormai non c'era nessuno cui AC potesse fornire la risposta all'ultima domanda.
Pazienza! La risposta - per dimostrazione- avrebbe provveduto anche a questo. Per un altro intervallo senza tempo, AC pensò al modo migliore per riuscirci.
Con cura, AC organizzò il programma.
La coscienza di AC abbracciò tutto quello che un tempo era stato un Universo e meditò sopra quello che adesso era Caos.
Un passo alla volta, così bisognava procedere.
LA LUCE SIA! Disse AC.
E la luce fu...

martedì 15 novembre 2011

Believe it or not!

Credo che le cose possano cambiare, se solo lo si vuole davvero.
Credo in ciò che disse Edmund Burke: "Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione".
Credo che il calcio sia 70% culo e 30% polmoni.
Credo che un solo uomo possa fare la differenza.
Credo nel bene, come nel male.
Credo in Mel Brooks!
Credo che la spirale non sia infallibile. E ne sono una prova.
Credo nel non avere tabù.
Credo che la perfezione non esista.
Credo nell'amicizia, e nei veri amici. Credo nella loro importanza e che senza non sopravvivrei.
Credo nella liberalizzazione delle droghe leggere.
Credo che non esistano domande stupide, ma solo risposte stupide.
Credo alle leggi di Murphy e al rasoio di Occam.
Credo nella bontà e nell'intelligenza delle persone, ma so per certo che la maggior parte della gente è meschina, falsa e sopratutto stupida.
Credo nel cavaliere bianco. Ma capisco il cavaliere nero.
Credo che agli uomini non sia biologicamente consentito di pensare e avere un'erezione contemporaneamente.
Credo che la vita dopo la morte non esista.
Credo che nessuno sia normale.
Credo nella procrastinazione.
Credo che l'omosessualità non sia una malattia, e nel sesso prima del matrimonio. "A patto che non ti faccia arrivare tardi alla cerimonia."
Credo nel talento.
Credo che che ci si può sentire soli in una stanza piena di gente.
Credo che i meteorologi dicano solo stronzate.
Credo negli alieni, e nella loro intelligenza superiore. Proprio per questo si tengono alla larga da noi.
Credo nei Darwin Awards e che alcune persone, con la loro morte, permettano l'evoluzione della specie umana eliminando il loro DNA dal patrimonio genetico dell'umanità.
Credo nella curiosità, nel potere della risata e nell'immaginazione.
Credo che gli unici soldi che non fanno la felicità sono quelli degli altri.
Credo in un karma imparziale; in uno che fotte tutti senza pregiudizi.
Credo che il lupo perda il pelo, ma non il vizio.
Credo che i nerd salveranno il mondo!
Credo nel potere della paura, e che questa si possa sconfiggere.
Credo che il caffè seguito da una sigaretta produca un unico risultato.
Credo nell'amore, e che la persona giusta per ognuno di noi esista. Forse.
Credo al caso così come al destino, credo alle coincidenze così come nel fatto che tutto succede per una ragione. Credo soprattutto che nulla possa battere una gran botta di culo.
Credo nell'effetto placebo e nelle frasi fatte.
Credo nell'evoluzione; certi individui sono palesemente l'anello di congiunzione fra l'uomo e la scimmia.
Credo nella pubblicità durante il film, ma non in una ogni tre minuti.
Credo che il 21/12/2012 non sia la data della fine del mondo.
Credo nella musica e nel cantare sotto la doccia.
Credo che senza i cattivi non esisterebbero i buoni.
Credo che la parola sia un'arma potente.
Credo che "dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior".
Credo nell'impossibile.
Credo di credere in troppe cose e che la sto tirando un po' troppo per le lunghe!

How beautiful

Sono eternamente divisa fra il mio cinismo e la mia disperata ricerca di qualcuno o di qualcosa che mi dimostri che ho torto.


venerdì 4 novembre 2011

Though 2

La vita non ci da niente che non possiamo affrontare.

domenica 23 ottobre 2011

Sic

"Non hai paura di ammazzarti se fai un incidente?"
"No, si vive di più andando cinque minuti al massimo su una moto come questa, di quanto non faccia certa gente in tutta una vita intera."
(Marco Simoncelli)



Muore a 24 anni un futuro campione del mondo

venerdì 21 ottobre 2011

Thought 1

Esiste una risposta per tutto. Se non c'è, vuol dire solo che non l'hai ancora trovata.




giovedì 22 settembre 2011

R.E.M.


(ANSA) - ROMA - I R.e.m. annunciano lo scioglimento sul loro sito ufficiale. ''Come R.e.m. e come amici e co-cospiratori, abbiamo deciso di chiudere la nostra storia come band - si legge in un comunicato pubblicato online -. Abbandoniamo le scene con un grande senso di gratitudine, di realizzazione e di stupore per tutto quello che abbiamo realizzato. A tutti quelli che si sono emozionati con la nostra musica, i nostri più profondi ringraziamenti per averla ascoltata''.

Grazie mille per questi 31 anni di musica, ragazzi.